Villa Crespi

Villa Crespi

Passare un weekend a Villa Crespi è un esperienza che sognavo di fare da anni.
Villa Crespi, più che una villa appare come un vero castello Moresco, sembra di essere in un ambiente a metà tra l’Alhambra di Granada e il palazzo El Bahia di Marrakech, solo con la piccola differenza che siamo affacciati sul Lago d’Orta, vicino al delizioso borghetto di Orta San Giulio.

Quando si passa davanti a Villa Crespi non si può non notarla anche perché è un elemento dissonante con tutto il circondario e si erge con la sua torretta più in alto di tutti gli altri palazzi.
Non è facile prenotare a Villa Crespi, le liste d’attesa sono piuttosto lunghe e l’unica possibilità nel mio caso è stata quella di prendere un pacchetto per l’intero weekend che prevedeva la prenotazione “automatica” al ristorante, altrimenti non sarei riuscita ad andare.

Superati i primi “dilemmi” logistici, arrivare a Villa Crespi ti fa sentire un po’ una principessa, accoglienza top, bellissime suite vista lago, dolcetti e cioccolatini firmati Cannavacciolo ogni volta che si rientra in camera… Insomma veramente ci sente coccolati, bene accolti, e come in ogni relax&chateaux che si rispetti, la super cura per il dettaglio, dalla biancheria, all’arredo e in ogni servizio offerto.

L’esperienza principale del nostro soggiorno è stata sicuramente la cena al ristorante, seppur non trascurando le bellissime colazioni, il percorso fatto durante la cena è senz’altro uno dei più interessanti approcciati negli ultimi tempi.

Il locale consta di 3 sale, due interne e una, che è una sorta di veranda, che affaccia sul giardino, ovviamente a mio parere i tavoli più belli sono proprio quelli. Sono avvolti in una luce splendida soprattutto al mattino quando è possibile sbirciare fuori e vedere le piante e il lago poco lontano, la sera con buio si apprezza meno purtroppo.

A Villa Crespi ci sono 2 menù degustazione, oppure la scelta alla carta, il primo è “Itinerario” l’altro è “Mettici l’anima”, rispettivamente 280 € e 300 €, abbiamo optato per il primo perché tra i due, preferivo assaggiare più piatti di pesce, che quelli di carne più legati all’altro menù.
Tra l’altro tra i due percorsi la differenza è piuttosto netta, secondo me è stato proprio scegliere tra cucina partenopea, legata alle origini dello chef e quella piemontese, più legata al territorio che ospita il ristorante.

Scelta fatta, inizia il percorso con il benvenuto dello chef, intitolato “buon viaggio”, percorso che rappresenta proprio l’itinerario da sud verso nord!
Servito su svariati piattini, gli assaggi sono:
– frisella d’orzo con pomodoro confit, in omaggio alla Puglia
– maccheroncino di pasta phillo con farcia di ragù napoletano e Parmigiano, omaggio alla Campania
– gnocchetto di grano arso farcito di Squacquerone e prosciutto di crudo di Parma, omaggio all’Emilia
– cialda al riso venere e nero di seppia con cremoso allo zola, richiama chiaramente il Piemonte
– macaron con foie gras e foglia d’oro, chiude con una nota dolce.

L’inizio è senz’altro molto apprezzato, forse il migliore è stato proprio il maccheroncino al ragù napoletano!

Entriamo nel vivo del menù con la “Trota in carpione” è servita con carota al cumino, sedano, cipolla marinata ai frutti rossi, il piatto viene terminato con estrazione acetica di riso. Ritengo sia il piatto che più di tutti nel menù parla di territorio e della sua materia prima della zona.

Oltre all’impatto cromatico gli scampi crudi alla “pizzaiola” con acqua di polpo, sono un gran piatto.
I crostacei sono di Mazara del Vallo vengono serviti nature, massaggiati con olio e sale, la velluta è di pomodori datterini e acqua di polpo. A terminare poi origano e polvere di olive di Gaeta.
La chela dello scampo è servita a parte e viene lavorata con la sua bisque e la salsa al limone.
Abbinato con uno dei vini più apprezzati della serata di colombera “il montino”.

Linguina di Gragnano, calamaretti, salsa al pane di segale, è il primo. I calamaretti spillo vengono solo scottati in padella aggiunti sulla pasta, suggeriscono di mescolare bene il tutto prima dell’assaggio, e devo dire che nella sua semplicità il piatto riesce a regalare la giusta dose di gusto nel perfetto bilanciamento di sapori. Per me è stato sicuramente un gusto molto confortante, nel senso che è un piatto che appartiene ai sapori di casa, sorprende forse proprio per quello.

Il piatto della serata per me è stata però “lei”, la triglia, zucchine alla scapece e provola affumicata le zucchine sono marinate con la menta, da queste si ottiene una sorta di pasta che si mette sopra alla triglia insieme al panko croccante e poi si versa sopra il guazzetto di provola affumicata con la maionese di triglia. Il gioco della consistenze qui è fenomenale! Croccante/cremoso/denso/morbido tutto in un unico morso che sa di mare, di affumicato, di fresco della zucchina. Poi quando provi un piatto così capisci perché vale la cena e vale l’esperienza. Per me emozionante.
La triglia viene servita con il pane sfogliato con rosmarino origano e maggiorana, anche questo particolarmente interessante sembrava un conetto salato, croccante al punto giusto e molto aromatico.

Rombo chiodato, conchigliacei, alghe marine,taccole il rombo viene nappato con il burro alle alghe, la parte sapida è data da cannolicchi, vongole e lumachine di mare, insieme c’è la terrina taccole, fagioli e asparagi. Come ultimo boccone la guancia di rombo che viene impanata e fritta a mo’ di polpettina! Ultimo boccone super sfizioso. Anche questo un ottimo piatto! Di maggiore complessità aromatica, non appesantisce e lascia il palato pulito con un bel sapore di mare.

Per predessert viene servito un dolce dalle sembianze di un calamansi, che è un agrume ibrido tra limone e mandarino, tipico della filippine. Qui c’è da dire che questo per me questa portata interpreta veramente quello che pre dessert deve essere! L’agrume è assolumente adatto per rifrescare il palato dai piatti di mare, è fresco non pesante, perché poi arriva il dolce vero e proprio ed è un perfetto chiudi pasto nella giusta calibratura.

Il dessert di Cannavacciolo previsto per questo menù non poteva che essere la Pastiera 2.0. Destrutturata ovviamente: si compone di un disco di cremoso alla pastiera, gelato alla cannella, mousse di mandorle, uovo marinato con agrumi e vaniglia, al centro, ricotta con le arance candite i cristalli di cioccolato bianco. Il dessert deve essere quindi rotto e mescolato nei vari assaggi. Il sapore è esattamente quello del dolce partenopeo, ma ogni boccone leggermente diverso, quindi è una vera esperienza dal primo assaggio all’ultimo. Veramente buonissima.

Arrivati abbastanza sazi al dessert manca ancora la piccola pasticceria che in questo caso, tanto piccola proprio non era!
Infatti vengono portate tante alzatine in cui sono serviti:
– meringa
– fragola ricostruita con purè di fragole, aceto balsamico e biscotto al cioccolato
– minicaprese alle mandole e glassa al cioccolato
– nuova versione del babà bagnato al gin tonic, crema chantilly, pompelmo e rosmarino
– codina di aragosta ripiena di panna
La cura anche nel servizio di queste piccole meraviglie è estrema, anche se per me un filino troppo abbondante! Chiudiamo il percorso quando passa il carrello dei super alcolici, se si desidera qualcosa a fine pasto, in questo caso abbiamo soprasseduto.

E’ possibile vedere lo chef a fine cena, saluta gli ospiti con il suo fare simpatico all’ingresso della villa con foto di rito! Nessuno ci rinuncia a chiusura di questa esperienza.

Nota di merito per la colazione ovviamente con prodotti top su tutti i fronti, dai succhi, agli yogurt alle classiche torte napoletane: pastiera e caprese su tutte! Erano spettacolari.
Un unico appunto, mi sarei aspettata che la parte salata ovvero uova e bacon, sarebbero stati fatti al momento, invece erano in uno scaldavivande, solo uova strapazzate, che non ci hanno convinto del tutto per la consistenza.

Per tutto il resto è stata un’esperienza fantastica, sicuramente costosa, quasi al limite del sovrapprezzato, ma la cura per il dettaglio è veramente maniacale, il personale a disponibile e gentile, curano ogni esigenza dal parcheggio dell’auto, all’acqua per il viaggio quando si parte.

Di Villa Crespi c’è una particolarità che sicuramente crea una certa dissonanza,  il fatto che ci si trova sul lago d’Orta, sembra di stare in una sontuosa palazzina di Baghdad e si mangia cucina partenopea, mentre siamo in Piemonte, ma anche questo fa parte della singolarità di questo posto.
Bellissimo? Sì! Lo rifarei una seconda volta? Forse no.

Villa Crespi
Via Giuseppe Fava, 18, 28016 Orta San Giulio (NO)
Tel: 0322 911902

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