Da quando mi sono spostata a casa nuova, ho scoperto la bellezza del dormire in una mansarda. O almeno quello che ritenevo fosse una cosa bella, mi sembrava così romantico stare sotto un tetto spiovente, in un ambiente raccolto e intimo.
Al di là dell’idea romantica del dormire in un sottotetto, bisogna considerare a tutti gli effetti cosa vuol dire effettivamente farlo tutti i giorni.
Mettete in conto di essere svegliati la mattina con il cinguettio degli uccellini inferociti che si scatenano all’alba, anzi, quale alba? Prima dell’alba! Appena inizia il chiaro! Oltre agli uccellini, il tetto è popolato da un intera ciurma di agguerriti piccioni, son quelli lì che fanno più “bordello” di tutti, con il loro “tu tu-tu, tu tu-u, tu tu tu” e con il loro zampettare isterico sui lucernai del tetto, che adorano, soprattutto per farci i loro bisogni (cheee odiooo! Vanno lì appositamente sui vetri, che ti devi pulire, per liberarsi i maledetti).
A volte senti atterrare sulla tua testa un “dirigibile”, fa proprio dei tonfi sulle finestrelle che mette paura, ho imparato a riconoscere quei tonfi, sono gabbiani. Sembrano albatros. Atterrano e a volte fanno anche scappare i piccioni e senti tutto uno sbattere d’ali frenetico.
La popolazione delle cornacchie non manca all’appello su quel tetto, loro però non fanno cacciara al mattino, ma più durante il giorno.
Insomma sul tetto sopra alla mia mansarda c’è più vita che dentro casa, ogni alba un festino!
Ho scoperto che la mia idea romantica di mansarda, non corrisponde esattamente al luogo dove rifugiarmi sotto le coperte e sentire il tamburellìo della pioggia che cade sulle tegole mentre tu sei avvolta sotto il piumone, in effetti, questo c’è, ma non solo questo.
Dormire in una mansarda a primavera vuol dire, beccarsi: piccioni, gabbiani, uccellini che si svegliano più agguerriti che mai (sì, sì, come no… Bello il risveglio della natura!), tirando fuori dal loro corpo fino all’ultimo bercio, proprio sopra al tuo orecchio, che vorrebbe solo un po’ di silenzio per poter dormire, almeno fino all’ora della sveglia.
Buona primavera a tutti coloro che come me dormono in una mansarda affollata!
Cosa occorre per preparare il timballo di ziti con asparagi e piselli
500 gr di candele o ziti
250 gr di piselli
250 gr di asparagi
200 gr di cime di rapa
1 scalogno
mezzo litro di besciamella
sale
pepe
1 noce di burro
pan grattato
Per la besciamella:
20 gr di burro
1 cucchiaio di farina
650 ml di latte
sale
noce moscata
Come preparare lo timballo di ziti con asparagi e piselli
In un ampia pentola scaldare l’acqua salata per cuocere le candele.
In un altra pentola preparare la besciamella scaldare il burro fino a fonderlo ,aggiungere la farina leggermente dorare e poi aggiungere a filo il latte mescolando con una frusta. Portare a bollore e far ridurre fino alla consistenza desiderata mescolando sempre. Aggiungere noce moscata e sale.
In una padella far soffriggere lo scalogno con l’olio, aggiungere i piselli, gli asparagi preventivamente sbollentati, e le cime rapa sbollentate e scolate.
Cuocere tutto insieme in un ampia padella aggiungere sale e pepe.
Utilizzare uno stampo per zuccotto da 22 cm. Imburrarlo e passarlo con il pan grattato.
Scolare le candela ben al dente e sistemarle in modo da foderare tutto il stampo, ne avanzeranno alcune che serviranno per la “chiusura”
Unire la besciamella alle verdure, ma lasciarne da parte un piccolo quantitativo per il fondo, e versare tutto nello stampo foderato di pasta.
Prendere le ultime candele chiudere il fondo dello zuccotto e aggiungere gli ultimi cucchiai di besciamella.
Cuocere in forno a 180°C per mezz’ora.
Come tutte le preparazioni di questo tipo in giorno dopo sono anche migliori, quindi io consiglio di prepararlo il giorno prima o almeno la mattina per la sera e poi quando sarà il momento di servirlo capovolgere lo sformato su una teglia e ripassarlo al forno con il grill acceso per 20 minuti in modo che anche sulla “cupola” si formi un poco di crosticina dorata.
1