Taormina, la Capinera e la granita

Taormina, la Capinera e la granita

Due giorni a Taormina rimettono al mondo.
Il mare, la Sicilia e la bellezza senza eguali di questa terra, si passa dal Teatro Antico alla Villa Comunale dove godersi un po’ di fresco, fino all’Isola Bella, e tutto questo non può non lasciare senza fiato. Ogni volta che ci torno è così, e troppi ricordi che sembravano sopiti tornano alla mente… Sono vacanze spensierate, serate dell’adolescenza nell’estate dopo il diploma. Immagini indelebili.

Pensieri nostalgici a parte, oggi l’esperienza che voglio raccontare è quella fatta presso il ristorante La Capinera, lo chef è Pietro D’Agostino, negli ultimi anni si è fatto conoscere per la sua cucina legata al territorio e la ricerca delle materie prime regionali, specializzandosi in un cucina creativa e tecnica.
Il ristorante si trova lungo la Nazionale a Spisone,dove si vede il mare e l’Isola Bella. Il locale è abbastanza moderno, bianco e nero, con cucina a vista e con pochi decori delicati ed eleganti.
Un servizio snello e rapido ha accompagnato tutta la cena, lo staff giovane e disponibile ha senz’altro contribuito positivamente a farmi apprezzare l’esperienza.

Subito vengono serviti grissini, crackers e vari tipi di pane: focaccia, integrale, all’olio d’oliva con pomodori e insieme viene servito anche un olio: DOP monti Iblei (Letizia di Rollo).
Si inizia con un amuse bouche, si tratta di una salsa fredda di pomodoro, con quenelle di ricotta (peccato non fosse condito con il medesimo olio in degustazione col pane! O almeno con un olio di pari livello).

Seguono le entrèe, ci viene servito il primo piatto del menù degustazione scelto, che si intitola: crudo di mare con agrumi della nostra terra sale di Mozia e olio di oliva extravergine (e stavolta sull’olio non hanno fallito). Il crudo era composto da: ricciola, seppia, tonno, gamberi e bianchetti, questi ultimi non li avevo mai mangiati crudi e li ho trovati eccezionali. Per chi non li conoscesse i bianchetti sono anche conosciuti con il nome di lattarini o neonata, il loro sapore è vicino a quello del pesce azzurro, dell’alice, e ho desiderato ardentemente del pane e burro per accompagnarli. Insieme ai crudi era servita una salsa all’arancia e della scorza di arancia candita entrambe adatte ad accompagnare il tutto.
Tra i piatti della serata che ho preferito.

Il Polpo alla brace, è stato il secondo antipasto, questo viene servito con cipolla e capperi di salina. Il polpo è distribuito sul piatto e più essere “mescolato” a piacere con gli altri ingredienti che lo accompagnano, ogni boccone sarà diverso e ogni combinazione potrebbe risultare interessante. Il polpo era cotto molto bene e la cipolla agrodolce ugualmente interessante.

Baccalà e patate, facile a dirsi… Ciò che non poteva lasciare indifferenti assaggiando questo piatto è senz’altro consistenza la baccalà, probabilmente cotto a bassa temperatura e accompagnato da patate condite con aceto e cipolla riportando così l’abbinamento al gusto di piatti tradizionali, nonostante la presentazione più moderna.

Riso selvaggio con verdure, seppie e crema di broccoletti: il piatto all’apparenza semplice, poi così scontato non era. Ho provato più volte a cuocere il riso selvaggio, che apprezzo particolarmente, ed è una tipologia di chicco che resta sgranato, è quindi difficile trovare il modo di utilizzarlo “solo” senza mescolarlo ad altre tipologie e riuscire comunque ad ottenere un piatto che fosse ben legato nel complesso, merito prevalentemente della salsa di broccoletto che univa il riso alle verdure e al pesce.

Ci viene presentato poi, il trancio di ricciola su pietre marine calde, con asparagi. Nessuno dei commensali è rimasto indifferente davanti questa portata. La ricciola restava tenera ma della giusta consistenza gradevole alla masticazione sopratutto il gusto salino che si propagava dalla roccia ha reso questo, insieme ai crudi di mare, i piatti della serata per gradimento.

Così come riporta il menù: ” Il gran finale lasciatelo decidere a me” e come non fidarsi dello chef Pietro D’Agostino? Ci mancherebbe. Infatti arrivano tutti dessert diversi in modo da poterli assaggiare e scambiare tra i commensali. E’ stato comunque un bel finale anche se con il conto mi aspettavo la piccola pasticceria che invece in questo caso non viene servita.
Menù degustazione da sei portate viene 75 €, a parte, si può scegliere anche l’abbinamento con 3 calici di vino o in alternativa alla carta. Io volevo qualcosa di siciliano e la cena l’abbiamo accompagnata con Etna bianco Tenuta Terrenere.

Esperienza interessante, per apprezzare la cucina siciliana da un punto di vista meno usuale, ma soprattutto per scoprire prodotti di nicchia che altrimenti non avrei potuto provare se qualcuno non li avesse accuratamente selezionati per me.

Oltre alla bella esperienza al ristorante la Capinera, se si va, a Taormina non si può non perdere almeno una granita al BAMBAR insieme alla brioche calda col tuppo. Io ho scelto caffè e mandorla ma i gusti cambiano continuamente nell’arco della giornata in base alle preparazioni che via via escono, in totale hanno qualcosa come 22 gusti. E’ bellissimo poi accomodarsi ai tavolini fuori e osservare le piastrelle dipinte con motivi siciliani sui toni del giallo.

La Sicilia in primavera è magica si veste di verde, parla e si svela. Se ne resta ammaliati sia al livello paesaggistico, che storico, che enogastronomico. La voglia di tornarci assale non appena si tocca di nuovo terra al di fuori di quell’isola.

La Capinera
Via Nazionale, 177, Spisone, Taormina ME
Tel:0942 626247

Bambar
Via Giovanni di Giovanni, 45, Taormina ME
Tel:0942 24355

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