Ora di pranzo a casa mia.
La pasta è pronta per essere ultimata, bolle piano della pentola. Il set fotografico già bello e apparecchiato con tovaglioli variopinti è fuori dalla porta finestra della cucina.
I vetri sono lucidi e splendenti, appena finiti di pulire e luccicano al sole per la la buona luce tipica delle ore 13 circa. E’ vero, ci sono i nuvoloni in cielo ma ti pare, a me servono solo 2 minuti di tempo, non pioverà proprio ora.
Manteco la pasta, prendo il piatto, finisco di decorare con le briciole di uovo.
Bene! E’ bellissimo.
Girarmi e sentire il suono di uno scroscio potentissimo di pioggia sui vetri è un tutt’uno.
Cielo nero piombo,
entra acqua a secchiate.
C’è una bufera in atto.
In men che non si dica mi lancio fuori, raccolgo le mie stoffine che bagnate intanto sono volate 2 metri più in giù. Le serro fra i denti a mo di coltello di rambo.
E’ tutto grigio, non c’è luce.
Con una forza erculea che maciste mi fa un baffo, acchiappo il set fotografico con tutto il tavolo ANNESSO con 2 mani, è pesante, scivolo rovinosamente sul pavimento bagnato dopo aver fatto solo pochi passi,
mi rialzo.
Tento di rimettermi le ciabatte che mi hanno fatto scivolare.
Ci rinuncio, proseguo con i calzini.
Traggo il set in salvo all’interno.
Asciugo al volo il tavolo, rimetto le stoffine.
Posiziono il piatto.
Con tutta la nonchalance del mondo stacco leggiadre foglioline di origano per ultimare la composizione, mentre dalle punte dai capelli bagnati mi cadono gocce un po’ ovunque.
CLICK CLICK CLICK; finalmente ultimo gli scatti, mentre sui vetri (una volta lindi) si sta infrangendo un acquazzone tropicale di fanghiglia.
La foto è fatta.
FFFIIUUUUU…
Il mio pranzo è freddo.
La mia cucina un lago.
I vetri di nuovo luridi.
Io, fradicia.
Mi guardo intono in quel delirio di fornelli sporchi e acqua…
Sento che sotto l’occhio sinistro la palpebra comincia a battere all’impazzata.
Il movimento incondizionato dell’isterismo.
Mi sembrava un’ottima storia da raccontare l’8 marzo.
Perché, siamo donne, isteriche, che dedicano i pochi istanti liberi a piccole follie, inseguendo sogni, ma che poi alla fine dei conti siamo felici così, anche se costa fatica.
Buon 8 marzo dalla mia ordinaria follia!
PASTA MIMOSA
200 gr di trecce
3 uova
100 gr di parmigiano
100 gr di pecorino
origano fresco
pepe
Cuocere le uova sode. Metterle in acqua bollente per almeno 9 minuti e poi scolarle e sbucciarle.
Togliere il bianco e schiacciare con una forchetta il rosso immondo da ottenere delle piccole briciole.
Cuocere la pasta in abbondante acqua salata.
Grattugiare il mix di parmigiano e pecorino e tenere da parte.
Scolare la pasta ben al dente tenendo da parte una tazza intera di acqua di cottura.
Scaldare un padella e aggiungere la pasta iniziando a mantecare aggiungendo alternatamente acqua di cottura e formaggio, fino che non si sarà formata una bella crema saporita che avvolge tutta la pasta.
Condire la pasta con le briciole di uovo, aggiungere del pepe e dell’origano.
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