Per tre giorni immersa dentro una bolla ho fluttuato a qualche metro da terra racchiusa in un mondo solo mio. La bolla è scoppiata nel preciso momento che ho messo piede a Fiumicino, maledetto aeroporto che mi ha riportato alla solita realtà.
La bolla è scoppiata ed è come se non fosse mai esistita nella realtà, ma per fortuna in testa resta.
Restano i tre giorni passati al quinto foodblogger connect presso il Battersea Art Centre e tutte le emozioni, le idee, le tante foto e io che… proprio uguale a prima non sono.
Tre giorni di conferenze di grandi foodblogger, fotografi, tecnici, ideatori di nuovi business. Dal canto mio mi sono sentita piccolissima in confronto a tanti esperti, che hanno trasformato il blog in un lavoro, una ragione di vita facendo marketing di loro stessi e lavorando sodo.
Una blogger part-time come me, in una paese come l’Italia, che obiettivi potrebbe sperare di avere? Che cosa mi sono messa in testa di fare quando ho iniziato a scrivere in queste pagine?
Tutte domande che mi sto ponendo e a cui ho dato le mie risposte.
Far conciliare lavoro e blog, avere una doppia vita, quando ti accorgi che il tuo “hobby” è una passione talmente grande che esplode e invece di lasciargli fare il suo corso, tu che fai?
La tieni a bada e fai finta che sia lì un pochino assopita? Pensateci… Se siete come me, pensateci.
Al di là delle domande su me stessa, che inevitabilmente l’FBC mi ha fatto porre, mi piacerebbe parlarvi di tanti interventi interessanti a cui ho assistito dall’intervento di Penny de Los Santos, a David Lebovitz a Mrs Marmite Lover, ma mi rendo conto che sarebbe impossibile e noiosissimo riproporre tutto qui.
Sono frastornata ancora… E se all’arrivo a Fiumicino non avessero perso la mia valigia con tutti gli appunti probabilmente sarei riuscita a raccontarvi anche qualcosa in più.
Orgoglio tutto italiano quando alla presentazione dei nuovi libri pubblicati dai foodblogger ben due, erano del nostro paese, Juls’ Kitchen I love Toscana e Sarah Fioroni A family farm in Tuscany. Brave ragazze!
Mi piacerebbe raccontarvi uno ad uno gli street food assaggiati a pranzo a cena, in 3 giorni si sono susseguiti tantissimi ragazzi in gamba che hanno creato attività legate a cucine etniche utilizzando un furgone e un barbecue, poche cose, semplici e ottime.
L’ora del tè con biscottini, macaron e tortine è stato un momento che ho amato. A chi pensasse che la conferenza in realtà è solo una scusa per passare 3 giorni ininterrottamente a mangiare, rispondo… Si è vero! E’ stato tutto un pretesto. :))
Ho conosciuto tantissime persone interessanti, questa la grande potenzialità del foodblogger connect, incontrarsi parlare, e da cosa nasce cosa. Ora, io con l’inglese, me la cavo per le “cose” essenziali e non vi sto a raccontare la fatica di interagire e capire e seguire tutto quanto, mi spiace solo se qualcuno mi ha chiesto fischi e io ho risposto fiaschi, ma pazienza se mai si esce dalla zona comfort mai si migliora e spero che mi avranno accettata anche così.
Ieri all’alba ho lasciato la città, dopo aver passato l’ultima serata a spasso nelle zone centrali e concedendomi l’ultima cena al Dinner di Blumental (spaziale! e ora voglio andare assolutamente al Fat Duck!)
Ho apprezzato Londra, con il sole e il caldo per 3 giorni consecutivi, mai visto niente di meglio e di più sperato per le condizione meteo, tant’è che domenica mi ha anche regalato un tramonto eccezionale mentre mi aggiravo intorno al London Eye. Pare che insomma anche il tempo ci si sia messo di impegno a rendere il mio soggiorno ancora più perfetto.