Da quando le olive si raccoglievano a metà novembre, ne è passato di tempo.
Ricordo ancora da bambina il freddo in quel campo e il camino acceso per scaldarci dopo una giornata di raccolta.
Quest’anno le olive erano mature a metà settembre è vero che il leccino è anche una varietà precoce, ma ad aver avuto la possibilità sarebbe stato meglio raccogliere già negli ultimi weekend di settembre.
Pazzesco solo a pensarlo!
Ogni anno la raccolta sembra anticipare e ogni anno il problema che più ci affligge è quello dei frantoi. Abbiamo una produzione molto piccola, giusto per il nostro fabbisogno familiare, questo implica che i frantoi a cui dobbiamo appoggiarci devono essere operativi per altri produttori per fare anche il nostro olio. Attualmente i frantoi aprono tardi rispetto alla maturazione dei frutti.
Quest’anno il primo weekend di apertura è stato il 1 ottobre in Abruzzo, noi siamo partiti da lì.
Annata poco produttiva questa e le olive tendevano a cadere.
Abbiamo raccolto per due weekend mettendo la metà del tempo che abitualmente impieghiamo, anche per la scarsità dei frutti.
Però non ci siamo fatti mancare luculiane mangiate, gioia e faccia che abbiamo condiviso insieme.
In campagna ci sono tanti frutti in questo periodo: i melograni, le noci, i caki, le ultime giuggiole. Gli alberi di caki sono meravigliosi adesso! Si tingono di rosso e sono uno spettacolo per gli occhi.
Vi avevo parlato anche dell’equiseto, che da luglio in poi nelle campagne si può raccogliere.
Ad accompagnare le nostre giornate a Chieti, ci sono i pranzi della zia Sonia, tramite lei ho imparato ricette abruzzesi bellissime come il cif e ciaf e le sagne e fagioli, alla sera si mette a preparare a mano i cavatelli per il giorno dopo, oppure al mattino si mette a friggere le pizzette olio e sale.
Praticamente un mito assoluto! I nostri pranzi sono consumati sul campo accomodati sulle cassette della raccolta, mentre cerchiamo di rinfrancarci dalla fatica della lunghe mattinate.
I nostri pranzi in campagna sono caratterizzati da cose semplici, pane con la frittata qualche pezzetto di ventresca di maiale, pomodori con’olio.
Ma stavolta lascio la ricetta della zia Sonia per i preparare i cavolfiori fritti, preparazione di stagione che trovo davvero irresistibile.
Infine, come è andata con l’olio nuovo?
Non tanto bene purtroppo, i quantitativi sono stati molto bassi e devo ammettere che anche la qualità non era il massimo (ok lo so io sono perfezionista!), la frangitura è avvenuta sempre in giornata, siamo stati molto veloci e anche se lo olive all’apparenza erano sane, forse erano troppo mature.
Cosa occorre per preparare il cavolfiore fritto
1 cavolfiore
1 uovo
200 ml di acqua fredda
200 gr di farina 0
1 l di olio di semi di arachidi
sale
Partire dalla pastella che se si riposa un po’ prima di essere utilizzata non fa male!
Unire la farina con l’acqua e l’uovo, regalare il quantitativo di acqua che a seconda della farina potrebbe essere di più o di meno, l’importante che si ottenga una pastella liscia e consistente, come quella delle crêpes. Coprire e lasciar da parte
Pulire il cavolfiore e ricavarne delle cimette, tuffarlo in acqua bollente per 5 minuti, scolarlo e lasciarlo asciugare. A questo punto è pronto per la pastella.
Scaldare in una friggitrice o in una apposita casseruola dell’olio di arachidi, portarlo alla temperatura di 180°c e immergere le civette di cavolfiore prima in pastella e poi nell’olio, appena dorate togliere dall’olio e scolarli su carta assorbente, aggiungere il sale solo al momento di servire.