In questi giorni, lavorando ad uno di quei progettini, che sembra si possano fare in un attimo ma invece come tutte le cose richiede tempo e fatica, mi è stato richiesto di scrivere il “perché” (il perché è sempre il motore di tutte le cose, mi è stato giustamente detto), quindi il “perché” di alcune ricette.
Non sempre è facile trovare risposta ad una domanda così, sto parlando semplicemente di una ricetta, ma automaticamente quella domanda “perché” coinvolge Elisa che è lì a scrivere.
La risposta nel mio caso è spesso data dal fatto che avendo in testa un fiume in piena, ho bisogno di sperimentare e organizzare in maniera logica tutta l’acqua che è composta da tecniche, abbinamenti, scemenze che penso tra me e me. L’organizzazione del fiume è il blog, i suoi argini, mentre le ricette che scrivo diventano: ponti, porticcioli e piccole dighe. Vuol dire inserire qualche punto fermo, tra le correnti, perché ho acquisito delle tecniche o sperimentato un nuovo abbinamento.
La ricetta nasce perché ho l’esigenza di sperimentare, verificare un idea, che nasce solo dalla passione che si ha per questa alchimia, che non smetterà mai di sorprendermi, che è la cucina.
Molti ritengono che chi apre un blog sappia cucinare, in realtà non è proprio il mio caso. Io non so cucinare, io ho delle idee, anche un po’ bislacche, che sperimento e racconto. Nel fiume, confluiscono tanti affluenti che sono gli input che mi aiutano a crescere, e sono : ciò che leggo, ciò che mangio, i corsi che faccio.
Tutto alimenta il fiume e sul perché nascono le idee (le ricette) la risposta è una sola: passione.
La ricetta è di Yotam Ottolenghi, Jerusalem leggermente modificata (tanto ormai lo sapete).
KA’ACH BILMALCH
250 gr di farina 00 setacciata
50 gr di olio extravergine d’oliva delicato
50 gr di burro non salto morbido
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1/2 cucchiaino di lievito istantaneo per pizze salate
1/2 cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino si sale
1/2 cucchiaino di cumino
1/2 cucchiaino di semi di finocchio
1/2 cucchiaino di sumacco
50 gr di acqua
1 uovo
2 cucchiai di sesamo bianco e nero.
Scaldare il forno a 180°.
Setacciare la farina in una bowl e aggiungere gli ingredienti nell’ordine in cui sono scritti: aggiungere l’olio, il burro morbido i lieviti, lo zucchero, il sale e le spezie.
Mescolare bene aggiungere via via l’acqua fino a che l’impasto non si compatta e si ottiene una palla. Serviranno un paio di minuti di impasto.
Foderare una teglia di carta forno.
Dall’impasto pesare delle palline di 25 gr l’una, formare dei serpentelli di 12-13 cm e chiuderli a cerchio come dei tarali. Disporre sulla teglia e lasciare mezz’ora a riposare.
Prima di infornare spennellare con uovo e spolverare con semi di sesamo bianchi e neri. Infornare 180° per 22 minuti. Si conservano per 10 giorni in una scatola di latta.
Con queste dosi si ottengono due dozzine di Ka’ach bilmalch.
Ottolenghi suggerisce una “dipinge sauce” a base di aglio, tahina e yogurt greco per accompagnare..
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daniela @senzapanna dice
mi piace l’idea, ho tanto di quel sumac che almeno ho un’altra ricetta per utilizzarlo al meglio. Non potendo usare lievito chimico che dici se metto il cremore di taratro? di solito lo sostituisco così
Serena dice
“La ricetta nasce perché ho l’esigenza di sperimentare, verificare un idea”
Mai il mio sentire riguardo alla cucina fu espresso con maggior puntualità 🙂
laura dice
Spettacolari!Mi è capitato in questi giorni di fare qualcosa di simile…diciamo di ‘abruzzese’ 😉 ma questi mi erano sfuggiti e pensa che io il libro ce l’ho!questo vuol dire che i tuoi sono così invitanti che hanno superato in bellezza quelli del caro Ottolenghi!Un bacio!!!