Il Granchio

Il Granchio

Meta di pellegrinaggio dei weekend estivi romani è senz’altro l’Agro Pontino. Ci si dirige tutti a sud, tutti, in massa, le macchine restano ore incolonnate sulla pontina per raggiungere San Felice Circeo, Sabaudia, Sperlonga per godersi il mare e le spiagge.
Pellegrinaggi che per un paio di giorni regalano clima vacanziero e relax prima di immergersi di nuovo nel traffico disarmante del rientro nella capitale da queste località.

Il Granchio, si trova a Terracina, appena sotto al famoso tempio di Giove Anxur (per dire questo video lo hanno girato lì), che se siete in zona meriterebbe anche una visitina. Al timone nel Granchio Luca Ciamberlano, in sala, e Daniela Onorato, in cucina, una coppia nel lavoro ma anche nella vita.
Il pesce che qui viene servito è selezionato giornalmente all’asta del pesce di Terracina da Luca e lavorato nel giro di poche nella loro cucina, viene servito con una doppia formula, ovvero si può scegliere tra il ristorante e il bistrò (una formula più smart e dinamica).


Non è possibile non restare suggestionati della vista che si gode dalla terrazza del locale, soprattutto nelle serate estive, quando il sole comincia a calare. Lo sguardo spazia dal porto di Terracina fino al promontorio del Circeo e il suo parco, lasciando intravedere il sole tramontare poco avanti. I verdi tralci di vite che avvolgo il balcone fanno da cornice al tutto, dando all’ambiente un tocco fresco, curato, rassicurante.
Ovviamente all’interno è disponibile anche un ampia ed elegante sala interna, anche se io quando posso scelgo la terrazza.

Riguardo cosa mangiare al Granchio, dipende dalla stagione, il menù cambia e se si va in periodo di estivo è più facile trovare: scampi, gamberetti e le vongole veraci. Viene proposto un menù degustazione da 5 portate (che costa 89€ se non erro) altrimenti si può scegliere alla carta, ad esempio io ho fatto un po’ di fatica ad arrivare alla fine del menù degustazione perché anche se le porzioni sono ridotte, tra gli assaggi del buonissimo pane fatto in casa (quello alla camomilla il mio preferito) e il vino e i vari dolci, resta un quantitativo impegnativo per il mio stomaco.

Carta dei vini ampia spazia anche su qualcosa di internazionale, diversi champagne tra cui abbiamo scelto il Grand Cru Mailly di Francois Boulard, 90% pinot nero 10% chardonnay.

La cena inizia con il primo antipasto servito è stato: merluzzo in casseruola su passatina di fagioli bianche cannellini e panure alle erbe robuste un piatto semplice ma con l’abbinamento sempre azzeccato di legumi e pesce, buona la cottura del merluzzo della giusta consistenza, carnoso e succoso.

Per coloro che non lo conoscessero, è noto da queste parti il sedano bianco di Sperlonga una Igp di zona valorizzata in questo secondo antipasto: zuppa di sedano bianco alle mandorle con seppie calamaretti gamberi di paranza. Anche in questo caso vince la semplicità, una presentazione simile alla precendente ma la freschezza del sedano, ravviva il gusto del piatto dove è il pesce a farla da padrone.
Prima di passare al primo viene servito un piatto inaspettato, di cui purtroppo non ho foto, e posso dire che questo fuori programma valeva davvero la cena. Si tratta di vongole veraci (di zona, quella vere! Perché Terracina è una zona che da sempre ne era ricca) cotte alla griglia, condite con l’ottimo olio di Orsini. Vongole che ho trovato incredibili, carnose e saporite diverse da quelle che abitualmente mangiamo lasciate cuocere nella loro acqua. Qualcosa vi avevo già accennato qui in effetti.

Con un condimento del tutto simile all’antipasto i tonnarelli neri tirati a mano con seppie calamaretti gamberi di paranza e bottarga di muggine è stato un primo ben realizzato senza sbavature giusta cottura dei tonnarelli e con un bell’effetto cromatico.

La chiamano così, la nostra catalana di crostacei, nel menù degustazione è un piccola porzione altrimenti sarebbe molto più ricca. Non sempre è facile azzeccare il giusto apporto acidulo alla catalana, mi è capitato di mangiarne alcune totalmente sbilanciate con l’aceto, invece in questa tutti i gusti si componevano rigorosamente senza sbilanciarsi.

I dolci, anche se si è scelto il menù degustazione,vengono fatti scegliere dal tavolo e spaziano da: Cestino di pasta frolla ripieno di crema pasticcera con frutta di stagione flambata al cointreau al tortino di robiola e pera con salsa al vino rosso caramellato ai triangoli di cioccolato fondente “Valrhona 70%” con crema all’arancio e cioccolato caldo che comunque vengono portati nel piatto finale di piccola pasticceria.
Sorbetti vari, quello al melone è buonissimo, un po’ meno quello lime e basilico.

Perché ho voluto parlare della mia esperienza al Granchio?
Anzitutto preciso che, non è un ristorante da cui ci si deve aspettare una cucina che deve sorprendere per forza, da cui non bisogna aspettarsi il piatto creativo o il grande esercizio di stile. Il Granchio è, cucina semplice ma ben fatta. Sono le materie prime e la loro selezione. E’ quel tramonto che mi concedo una volta l’anno perché mi parla di estate.
Per questo ho deciso di raccontarlo perché è un posto del cuore e mi sembra giusto che trovi il suo spazio tra queste pagine.

Il Granchio
Indirizzo: Via S. Francesco Nuovo, 80, 04019 Terracina LT
Telefono: 0773 709696

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