Ho una storia che vorrei raccontarvi oggi ed è relativa a quando sono stata in Norvegia a Capodanno, nonostante la pandemia e le temperature previste sotto lo zero… 🙂
Mi meraviglio ancora del fatto che abbia deciso di fare questo viaggio alla fine, in un momento così incerto e sicuramente mettendomi anche un po’ a rischio. Devo dire che alla fine è andata bene e posso raccontare a cuore leggero di questo breve soggiorno tra Oslo e Bergen.
Mi piacerebbe fare una piccola intro, qualora foste interessati a partire in questo periodo, su come raggiungere la Norvegia e come affrontare il viaggio in pandemia.
Quindi partirò con qualche consiglio tecnico. Prima di partire è necessario essere sicuri di essere negativi al tampone antigienico, dirò una banalità, ma io per sicurezza un tampone prima di partire me lo sono fatto per non correre rischio di raggiungere Oslo positiva e magari asintomatica. E’ ovviamente abbastanza inutile farlo prima, perché tanto quando si arriva in Norvegia in aeroporto ve ne faranno un secondo, per fortuna completamente gratuito, se risulta negativo potete tranquillamente godervi la Norvegia.
Attualmente non ci sono restrizioni in questo paese non chiedono il green pass nei locali e le mascherine non sono obbligatorie per strada. Pertanto godetevi la vostra vacanza serenamente.
1°giorno – arrivo e OSLO
Noi siamo arrivati a Oslo in serata e abbiamo subito approfittato per fare un giro verso il centro e la zona del porto. Ad Oslo, sotto le feste c’era anche l’opportunità di visitare un piccolo mercatino natalizio, questo mercatino offriva la possibilità di mangiare qualche street food, curiosare tra le bancarelle di artigianato, di maglioni locali ed usufruire di qualche attrazione tipo la pista di pattinaggio. Giro abbastanza divertente soprattutto perché tutto ad Oslo era contornato dalla neve grazie alla temperatura abbastanza bassa, infatti in città siamo stati sempre al di sotto degli 0° e nei giorni trascorsi qui ha anche nevicato!
L’atmosfera era davvero magica con tutta questa coltre bianca!
In Norvegia attualmente c’è una normativa che riguarda il consumo degli alcolici, non possono essere venduti nei locali, li vendono solamente nelle drogherie e supermercati. Tra l’altro a Capodanno la vendita era inibita oltre le ore 16. Gli altri giorni e attualmente, è possibile consumare alcol solamente a casa infatti per strada molti pub e locali che li somministrano abitualmente sono chiusi. Passeggiare a Oslo nella zona del porto che è la zona dove sicuramente si concentra il maggior numero di locali e trovare tutto semi-deserto e chiuso, fa un certo effetto. Si può godere comunque di tutte le bellezze naturali e architettoniche della città, per fortuna i musei erano aperti infatti abbiamo avuto, il giorno successivo la possibilità di visitare quello di Munch.
2°giorno: Visita a Oslo
Al museo di Munch, vale la pena andare sia per i bellissimi dipinti del pittore sia per le mostre temporanee che a volte sono davvero interessanti.
Inoltre il museo di trova nella zona dell’Opera House un complesso architettonico molto moderno, su cui è possibile anche salire per godere del panorama sul porto.
Vi segnalo una cosa particolare su questo museo. Ci sono all’interno tre quadri che raffigurano “L’Urlo”, quello più noto a tutti, ovvero quello colorato, uno in bianco e nero, e uno dai toni più tenui, solo che questi tre dipinti vengono esibiti a rotazione e cambiano una volta ogni ora. Questo, ci hanno spiegato, che avviene perché non vogliono ci sia troppa esposizione alla luce di questi dipinti che potrebbero danneggiarsi. Pertanto se si passano nel museo un paio d’ore si ha la possibilità di vederne al massimo due, come è successo a me. Potrete avere la fortuna magari di vedere quello colorato, quello più noto, ma magari no, come successo a me! Quindi una cosa abbastanza importante da sapere prima di visitare questo museo è quella di considerare il tempo necessario per poterli apprezzare tutte e tre.
Vi avevo già parlato di Oslo e del Mathollen, questa specie di mercato coperto ricco di stand gastronomici e di punti di ristoro (assomiglia un po’ al nostro mercato centrale), qui è possibile mangiare delle cose interessanti e di qualità medio-buona.
Il grande classico, nemmeno a dirlo è il salmone, i gamberetti e l’onnipresente merluzzo. Un salto qui è consigliato.
Ad Oslo un’attività abbastanza divertente che si può fare in inverno è ovviamente quella di andare in qualche sauna per rinfrancarsi dalle fatiche di una giornata e poi potersi congelare fuori con la neve! Sotto pandemia queste fonti-sorgenti di acque calde vanno prenotate perché il numero è limitatissimo per quanto riguarda gli accessi, quella sul porto è piccolina ma carina.
Le serate abbiamo scelto di cenare prevalentemente in casa, sia perché a disposizione c’era un po’ poco, sia perché volevamo limitare soprattutto nei primi giorni di permanenza il contatto con troppe persone.
3°giorno: Viaggio verso Flam
Una volta lasciata Oslo siamo partiti alla volta di Flam. Durante il tragitto è stato possibile fermarsi per visitare alcune delle loro Stavkirke ovvero delle chiese di legno che mantengono il fascino antico del 1500. Alcune sono state ricostruite ovviamente, alcune invece, sono molto ben mantenute e sono patrimonio dell’UNESCO. In questo periodo erano tutte chiuse si poteva ammirare il loro fascino solo dall’esterno e fare una passeggiata nei dintorni. Ovviamente con la neve tutto assume un fascino maggiore secondo me, queste chiesette scure, nere ricoperte di candida neve che si adagia sui tetti oppure sulle tombe di pietra circostanti danno un tocco ovattato e magico al tutto.
4° giorno: Arlandfjord
Flam invece è un paesino piccolissimo, a causa della pandemia persino il piccolo birrificio che si trova qui era chiuso e veramente ad eccezione del supermercato non c’era davvero nulla di aperto. Tuttavia, la mattina successiva al nostro arrivo ci siamo goduti lo spettacolo del fiordo: Arlandfjord. Da qui si parte a bordo di una nave elettrica per un tour che ci ha regalato degli scorci splendidi attraversando acqua ghiacciata e facendoci ammirare piccoli paesini innevati tra i promontori.
5° giorno: Bergen
Dopo le notti a Flam siamo ripartiti alla volta di Bergen, ci è voluta quasi una giornata ma abbiamo anche colto l’occasione per vedere un paio di cascate.
A Bergen ci è parso quasi caldo, la neve non c’era, questo piccolo paesino di mare è interessato dalle correnti del Golfo quindi la temperatura è stata sempre superiore agli 0° e a volte in alcune giornate ha toccato anche i 7/8°C. Anche qui le attività commerciali erano chiuse e anche tutti i mercatini natalizi che dovevano essere previsti, incluso il noto mercato del pesce, ed è stato davvero un peccato non averlo potuto vivere. Siamo arrivati a Bergen proprio l’ultimo dell’anno ed è stata una fortuna essere riusciti a comprare comunque, presso il mercato coperto che si chiama “Fish me“, del salmone e qualche specialità del posto. Quindi dopo una bella passeggiata in centro per apprezzare l’illuminazione del piccolo centro anche se purtroppo semi deserto abbiamo festeggiato a casa l’arrivo dell’anno nuovo assaggiando le specialità che avevamo acquistato.
6° giorno: Bergen e i suoi parchi
Di Bergen ricorderò sicuramente la bella passeggiata alla fortezza dove si può vedere tutto il porto, una simpatica e interessante sosta al museo della lega Anseatica e soprattutto quello che abbiamo fatto l’ultimo giorno: delle lunghe passeggiate verso i due punti panoramici di Bergen: Urliken e Fløyen. Intorno a questi punti panoramici si snodano dei parchi dove gli abitanti di Bergen passano i fine settimana e fanno delle lunghe passeggiate in compagnia dei loro cani o anche in piccoli gruppi. Laghetti ghiacciati, magnifici alberi, anche delle aree con dei giochi per bambini rendono questi spazi all’aperto davvero ben fruibili e alla portata di tutti.
7°giorno: la partenza
Infine per lasciare la Norvegia è necessario un tampone negativo che dovrebbe essere controllato in aeroporto all’arrivo in Italia. L’unico problema è che qui in Norvegia il tampone costa l’equivalente in corone di circa 120 €, in aeroporto è possibile farlo a questo prezzo. Esiste tuttavia la possibilità di fare in alcuni punti della città di Bergen, o appena fuori (drive-in), dei tamponi molecolari messi a disposizione dal governo in maniera gratuita. Il fatto è che non sempre il responso arriva nelle 24 ore che sono il tempo richiesto di tampone negativo per partire. Quello che abbiamo fatto noi è provare comunque a fare il tampone molecolare sperando che il risultato arrivasse nel tempo utile per il nostro volo, purtroppo non avendolo ricevuto, siamo stati costretti a spendere i soldi necessari per fare quello in aeroporto… Poco male! Questo viaggio ci è valso quattro tamponi, ma per tornare negativi tutti quanti ci può stare! E possiamo essere anche soddisfatti e contenti di come siano andate le cose. Abbiamo limitato comunque il contatto con tutti, abbiamo mangiato prevalentemente in casa evitando i ristoranti se non per l’ultima serata che ci siamo concessi a Bergen una cena tipica norvegese in un locale penso, piuttosto turistico, Bryggeloftet, ma era quasi tutto chiuso e nonostante le mie ricerche questo mi è sembrato davvero il meglio che potessi avere. Sul loro sito dicono di essere il più antico ristorante di Bergen e in effetti è proprio nell’antico quartiere di Bryggen, dove vi consiglio sicuramente una passeggiata tra le casette di legno e piccoli negozi.
All’attivo tra le specialità assaggiate posso sicuramente annoverare: la carne di cervo, che se ben cucinata, ho scoperto essere molto buona, il merluzzo, che viene ovviamente servito in vari modi ma di solito è accompagnato da qualcosa di contorno, le salse, il maiale che può essere sotto forma di pancetta e la zuppa di pesce che è onnipresente e mediamente è abbastanza buona anche se ci mettono sempre della crema di latte. La Norvegia è ancora uno dei pochi paesi dove è consentita la caccia alla balena, pertanto sui banchi dei mercati ittici è facile trovare della carne rossa di pesce, assomiglia a vederla a del manzo e quella è proprio la balena! Ovvio che qui sul mio blog non voglio incentivare nessuno a consumarla, anzi! Tuttavia va annoverata come piatto tipico e si può trovare sotto forma di bistecca da fare alla piastra o anche in conserva ovvero affumicata e speziata, un po’ come si fa per il salmone gravlax. Ad ogni modo riguardo il consumo di questo tipo di carne di pesce, posso dire sinceramente che non vale la pena, non è nemmeno particolarmente gustosa a mio parere.
Come postilla a questo lungo post voglio allegare anche una ricetta norvegese.
Ho visto che nei supermercati spesso e volentieri vendono una specie di mini-burger di pesce, a volte confezionati già cotti, sono quelli che chiamano Fish cake. Ho provato a replicarli in casa, utilizzando il merluzzo e una ricetta super facile! Sono abbastanza sfiziosi se accompagnati con una salsa tartara o della maionese.
Cosa occorre per prepare I fish cakes norvegesi
400 gr di merluzzo
1 bicchierino di latte
2 cucchiai di fecola di patate
pepe
sale
noce moscata
olio extravergine per la padella
Come preparare I fish cakes norvegesi
Il merluzzo può essere anche congelato. Mettere tutto nel boccale di una frullatore e aggiungere un po’ di latte per volta per regolare la consistenza. Aggiungere la fecola, il sale e le spezie.
Mescolare bene il tutto e trasferire in una ciotola.
Scaldare un goccio d’olio in padella prelevare una piccola quantità di composto e aggiungerlo in padella schiacciandolo leggermente. Possono essere realizzati anche con un coppa pasta se si vuole ottenere una bella Fish cake tonda.
3 minuti di cottura da una lato e 3 minuti dall’altro fino a che la superficie non è un pochino brunita.
Procedere alla cottura fino ad esaurire del composto.
Salare prima di servire con le salse che si preferiscono oppure con del limone.
Se volete curiosare tra i reel che ho creato durante questa vacanza ve li riporto qui:
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