Il sottotitolo di questo post potrebbe essere: Tropea in autunno.
Ci sono alcune località di mare che d’estate sono letteralmente prese d’assalto, sono caotiche e confusionarie, piene di vita e fermento.
Poi, magicamente, in autunno invece, tornano ad una dimensione più umana, il turismo non le abbandona ancora ma è un turismo diverso, fatto di altri turisti, prevalemente tedeschi o persone più grandi senza impegni lavorativi.
Il ritmo inizia a scorrere più lento.
Le giornate son più corte.
Si passeggia per il mercato, si ammirano tramonti in silenzio, si indossa una giacca alla sera.
Amo alla follia il mare in questa stagione dell’anno, potermi tuffare solo nelle ore più calde, godermi finalmente una spiaggia libera da folle, che sia anche solo per andare lì con la felpa per legger un libro, respirare lo iodio e camminare.
E’ un respiro diverso da quello che ho già raccontato qui e qui, ha il sapore dolce delle prugne di settembre e quell’impressione strana che danno le feste di paese con le luminarie quando l’estate è ormai finita. Come se si fosse concluso un capitolo, come se l’autunno portasse con se una certa malinconia.
I colori e profumi del mercato sono cambiati, rispetto a quelli estivi, compaiono: le zucche, le sorbe, le castagne, ma ancora si può gioire dei pomodori, come quelli di Belmonte e delle verdure estive. La cipolla di Tropea c’è tutto l’anno come i mille peperoncini.
Le onnipresenti melanzane calabresi, sono sparite, al loro posto compaiono quelle essiccate, vendute a fette infilate su fili a formare collane, queste possono essere fatte rinvenire in acqua ed utilizzate come funghi durante l’inverno.
Altra curiosità che si trova da queste parti, è quello che chiamano “anona” o “annone”, è quel frutto tropicale verde che in Calabria è molto diffuso, mentre io pensavo all’inizio fosse di importazione, in realtà è calabresissimo.
In questa stagione finalmente mangio con piacere anche un pochino di ‘nduja, faccio fatica a gustarmi insaccati in estate, invece con temperature più fresche anche questi cibi mi diventano gradevoli e le produzioni artigianali di maiale da queste parti davvero non mancano: la soppressata, il filetto sono tutti salumi che vengono trattati spesso con il peperoncino e non ne è esente neppure il formaggio, il pecorino, la cui crosta ne viene ricoperta.
Continuando poi la carrellata di prodotti calabresi di cui non si può fare a meno se si mette in programma un viaggetto a Tropea in questo periodo, non posso non parlare del “pesce stocco“. Lo stoccafisso, quello più famoso della Calabria è quello di Cittanova, dove ci sono molti ristoranti in cui è possibile assaggiarlo in numerosissime varianti. Il suo odore è terrificante, sopratutto quando lo si cucina, ma superata la repulsione dell’odore è senza dubbio una chicca da provare.
Invece proprio vicino Tropea c’è la fabbrica della Callipo, il noto tonno calabrese, il più pregiato è sicuramente quello realizzato con la ventresca di tonno, tonno di tonnara. Il meno pregiato, ma forse più saporito e particolare invece è proprio la buzzonaglia di tonno. Si tratta della parte del filetto di tonno a contatto con la colonna vertebrale del pesce è quindi più forte di sapore, più ferrosa al gusto, e dal colore molto scuro.
Infine l’autunno è stagione di vendemmia e i grappoli di Magliocco, pesano sui tralci di vite e sulle foglie che iniziano a colorasi di rosso. La vigna si tinge dei colori dell’autunno e finalmente iniziano le fermentazioni per il nuovo vino. Quest’anno ho assaggiato il primo esperimento dell’azienda Marchisa di Brattirò (a breve il sito internet sarà disponibile). Il primo vino che ha prodotto questa nuova azienda, seguita da Renato Marvasi ha già tutte le carte in regola per essere un fuoriclasse. Quest’anno è stata davvero una buona annata per quanto riguarda la raccolta e mi auguro che tra un anno potremo trovare il frutto del suo lavoro anche in commercio.
Per concludere questo rapido excursus sulle meraviglie che la Calabria offre, lascio una ricetta facile facile di un primo piatto cheta tutti i profumi di questa terra.
FILEI AI 3 POMODOORI CON ‘NDUJA E CIPOLLA DI TROPEA
200 gr di filei
80 gr di nduja di Spilinga
1 cipolla grande rossa di Tropea
150 gr di pomodoro fresco tipo San Marzano
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
4 pomodori secchi calabresi
olio extravergine d’oliva fruttato intenso
In un padella far stufare la cipolla con poco olio: tagliare la cipolla finemente farla appena sfrigolare nell’olio caldo e aggiungere un paio i cucciai di acqua di cottura della pasta, cuocere la cipolla fino a che non sarà morbida, aggiungendo altra acqua se necessario.
Un volta che l’acqua sarà evaporata aggiungere la ‘nduja e farla sciogliere a fuoco basso.
Tagliare a pezzetti il pomodoro fresco e quelli secchi, aggiungerli alla padella insieme al concentrato e allungare con un poco di acqua. Lasciar cuocere il sugo fino a che il pomodoro non è disfatto.
Cuocere i filei in acqua salata scolarli e saltarli in padella con il condimento.
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Stefania dice
Grazie. Mi hai riportata nella mia Calabria con le tue parole, quella meravigliosa di questo periodo che anch’io amo, quella ricca di cose buone ed anche uniche come gli annoni o i bergamotti… E “i fileia”, sono uno dei piatti cult della zona! Grazie davvero, bravissima!
ElisaKitty dice
@Stefania: ti ringrazio molto! <3
Serena dice
Oggi siamo entrambe in mood calabro, vedo! Tu sull’onda di una vacanza, io su quella dei ricordi!
Splendide foto, davvero 🙂