Fave dei morti

Fave dei morti

Fave dei morti


Ma voi avete visto il film Coco? Quello della Disney sui defunti?
Io l’ho trovato favoloso, se non fosse che da metà film in poi non ho più trattenuto le lacrime e ho passato il tempo a piangere commossa. Mi succede sempre questa cosa… alla fine quasi singhiozzavo. Film bellissimo, ma non chiedetemi di rivederlo eh! Coco è un film adatto a queste giornate che precedono la festa dei morti, lì si racconta più la tradizione messicana, ma anche qui in Italia i primi di novembre si celebra la commemorazione dei cari che sono venuti a mancare, che era la festa “vera”, prima che arrivasse Halloween.
Esistono nella nostra tradizione ricette “vere” di questa ricorrenza, e non ricette di Halloween, le fave dei morti sono un esempio, ho trovato la ricetta originale sull’Artusi, si chiamano fave alla romana o fave dei morti e sul libro sono indicate in 3 diverse versioni.
Leggere l’Artusi è una meraviglia si viene a conoscenza davvero di una marea di informazioni
La storia legata a questi biscotti è che venivano preparati il 1 novembre, al posto della “fava baggiana”: le fave essiccate e poi cotte con l’osso del prosciutto, l’usanza di consumare fave dice il Pellegrino deve essere molto antica infatti le fave si offrivano alle Parche a Plutone e Proserpina, mentre gli Egizi non le consumavano affatto, se non nei riti funebri, quando usavano le fave (che all’epoca erano nere) come offerta ai morti, ma vi lascio le parole dell’Artusi stesso:

“Queste pastine sogliono farsi per la commemorazione dei morti e tengono luogo della fava baggiana, ossia d’orto, che si usa in questa occasione cotta nell’acqua coll’osso di prosciutto. Tale usanza deve avere la sua radice nell’antichità più remota poiché la fava si offeriva alle Parche, a Plutone e a Proserpina ed era celebre per le cerimonie superstiziose nelle quali si usava. Gli antichi Egizi si astenevano dal mangiarne, non la seminavano, né la toccavano colle mani, e i loro sacerdoti non osavano fissar lo sguardo sopra questo legume stimandolo cosa immonda. Le fave, e soprattutto quelle nere, erano considerate come una funebre offerta, poiché credevasi che in esse si rinchiudessero le anime dei morti, e che fossero somiglianti alle porte dell’inferno.
Nelle feste Lemurali si sputavano fave nere e si percuoteva nel tempo stesso un vaso di rame per cacciar via dalle case le ombre degli antenati, i Lemuri e gli Dei dell’inferno.
Festo pretende che sui fiori di questo legume siavi un segno lugubre e l’uso di offrire le fave ai morti fu una delle ragioni, a quanto si dice, per cui Pitagora ordinò a’ suoi discepoli di astenersene; un’altra ragione era per proibir loro di immischiarsi in affari di governo, facendosi con le fave lo scrutinio nelle elezioni.”

Per la realizzazione delle fave dei morti ho scelto la seconda ricetta indicata.

Cosa occorre per realizzare le fave dei morti

200 gr di mandorle
100 gr di farina
100 gr zucchero
30 gr di burro
2 uova (di cui una per spennellare)
15 gr di grappa
scorza di limone o cannella o acqua di fiori d’arancio

Come realizzare la fave dei morti

Sbucciare le mandorle e pestarle con lo zucchero alla grandezza di mezzo chicco di riso.
Unire la farina e gli altri ingredienti, formare una palla abbastanza morbida, regolare la consistenza con un poco di grappa se necessario.
Formare dei piccoli biscotti a forma di fava (60 circa), disporle su di un paio di teglie coperte di carta forno, doratele con dell’uovo e cuocere a 180°per 10 minuti.
Non occorre mettere i biscotti troppo distanziati perché non si allargano in cottura.

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