Con l’arrivo dell’autunno arriva per noi, anche la stagione della raccolta, delle olive intendo.
Un anno intero di attesa e cura e finalmente le olive sono lì che hanno raggiunto l’invaiatura, con i loro bellissimi colori che vanno dal verde, al violaceo, al nero. I fruttini pendono sotto il sole caldo di ottobre e rapidamente si scuriscono.
Questo mese ci ha regalato temperature miti, non troppo buone per il raccolto, l’eccessivo caldo di questo ottobre ha pregiudicato, forse un poco, la qualità dei frutti.
La raccolta delle olive per me significa riunione di famiglia, chiacchiere mentre si lavora, stanchezza nelle braccia la sera quando finalmente ci si siede intorno ad un tavolo.
Le giornate della raccolta passano all’aperto (fortunatamente non ha piovuto) e mi ricordo sempre quando c’era mio nonno a dirigire i lavori, quando ancora si raccoglieva solo a mano arrampicandosi sugli alberi… Adesso l’evoluzione ha portato anche nella nostra campagna l’abbacchiatore (una specie di rastrellone che fa cadere dall’albero le olive che sono in alto).
La soddisfazione più bella, quando, dopo tanta fatica si scaricano le olive selezionate nel frantoio, e si attendono quelle due ore necessarie alla frangitura. Si guarda la gramola girare e finalmente quel filo d’oro-verde esce dall’erogatore. Soddisfazione, tornare a casa con le latte di olio raccolto e poterne godere durante tutto l’anno.
Si dice che quest’anno non è stato un anno buono per il settore olivicolo, d’altronde si sa che questo va ad anni alterni. Ammetto che il nostro raccolto non è stato certo dei migliori, ma dopo tanta fatica, ogni scarrafone è bello a mamma soia. Non sarà un olio perfetto, quello delle nostre piante di Leccino, ma è fatto dalle mani della mia famiglia con amore e questo il valore aggiunto che nessun olio fuori classe potrà darmi.
Come l’anno scorso vi racconto il nostro pranzo, consumato sotto gli alberi, intono alle 12 (da veri contadini), sono spesso i cibi confortanti della zia Sonia a sostenerci durante queste giornate. Seduti sulle cassette della raccolta, si discute di alberi, di campagna, di tempo e stagioni. Il ciclo che segue la natura che ci circonda, non lo posso vedere dall’ufficio ma lo respiro solo qui, non è un idea romantica di campagna, o forse si.
CAVATELLI E FAGIOLI DELLA ZIA SONIA
1 litro di pomodoro a pezzetti
500 gr di cavatelli
300 gr di fagioli freschi lessati (o in barattolo)
100 gr di pecorino
1 cipolla
olio extravergine fruttato intenso
sale
una buona macinata di pepe
1 peperoncino piccante
In una pentola, abbastanza capiente far soffriggere la cipolla con poco olio e aggiungere acqua per farla stufare leggermente, una decina di minuti fino a che non è trasparente.
Aggiungere il pomodoro a pezzetti in padella, un poco di sale e una macinata di pepe. Coprire e lasciar andare a fuoco medio per una mezz’ora.
Nel frattempo lessare sia i fagioli oppure sciacquare bene quelli in barattolo e aggiungereli al sugo lasciando cuocere una decina di minuti.
A parte lessare i cavatelli in acqua salata, scolarli ben al dente e aggiungere anche questi al sugo.
Regolare la consistenza del sugo, con l’aggiunta di più o meno acqua di cottura della pasta a seconda del proprio gusto.
Finire con abbondante pecorino e peperoncino fresco.
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