Se ripenso all’anno scorso, un pochino rimango male, nonostante un anno di cure il nostro uliveto stavolta non è stato molto produttivo.
Poche olive e le poche che ci sono, non sono nemmeno del tutto sane, purtroppo qui a Chieti non sembra sia un anno molto promettente per l’olio.
Come ogni anno poi ti scontri con la dura realtà dei frantoi che aprono tardi, troppo tardi, e la racconta deve essere posticipata di settimane cruciali in cui il grado di maturazione aumenta e le olive sono soggette ad essere attaccate sempre di più da parassiti e a deteriorarsi velocemente.
A distanza di una settimana inoltre diversi frutti sono iniziati a cadere, erano ormai maturi, ma purtroppo in zona di frantoi aperti a ciclo continuo non ce ne sono, perciò loro hanno scelto che dovevamo raccogliere questo weekend.
Sto parlando troppo difficile? Ormai credo che se leggete queste pagine vi sarete abituati ai miei racconti su come facciamo l’olio no?
Un frantoio moderno a ciclo continuo è un frantoio che non utilizza fiscoli, ossia i dischi su cui viene stesa la pasta delle olive e pressata, ma ha un sistema diverso di pressa che preserva la pasta di olive dall’ossidazione, in più controlla la temperatura e ci fa ottenere un olio migliore.
Bene anche se le premesse non erano delle migliori, quest’anno non abbiamo rinunciato a portare avanti la racconta ed è stato un weekend bello intenso passato nel campo tra ulivi, reti, rastrelli e cassette. Con noi, il gatto nella nostra campagna, l’abbiamo soprannominato “il mozzo” perché ha la codina mozzata, è stato 2 giorni a miagolarci intorno e farci compagnia, quando tra i piedi quando in mezzo alle reti! Un vero avventuriero.
Famiglia quasi al completo, tra nonna e zii che hanno dato man forte alla raccolta, ognuno come ha potuto, schede rotte e ginocchia permettendo!
Non sono mancati ricche e corroboranti mangiate, di cucina campagnola ovviamente, come sempre la zia Sonia ci prepara la colazione che ci porta direttamente nel campo, facendoci rifocillare con le sue pietanze speciali.
Sporchi di terra e impolverati ci sediamo sulle cassette beviamo un bicchiere di vino, quello di campagna! E mangiamo cif e ciaf, un piatto tipico abruzzese, la ricetta ve l’avevo già data, ma si tratta di un piatto a base di maiale e patate.
Quest’anno non sono mancati i fritti, verdure, affettato per accompagnare le pizzette. Si le pizzette fritte! Una vera bontà.
Pizzette olio e sale della Zia Sonia
700 gr di farina 00
500 gr di acqua
4 gr di lievito di birra fresco
20 gr di sale
La sera prima fare un impasto di farina e acqua tiepida in cui è stato sciolto il lievito.
Aggiungere il sale.
Mescolare bene e formare in una ciotola un impasto piuttosto colloso.
Coprire e lasciar riposare.
Il giorno dopo spolverare un piano con la farina tagliare l’impasto a pezzettini e formare delle palline, facendole roteare sul piano fino che la pasta non sarà ben “tirata” coprire le lasciar riposare ancora 4 ore.
A questo punto stendere le pizzette allungarle un poco con le dita friggere in abbondante olio caldo.
Salare e consumare calde.
Per il condimento, noi le abbiamo accompagnate con formaggio e speck, ma va bene ovviamente anche il pomodoro e il parmigiano.
Ebbene l’olio l’abbiamo fatto, ha reso molto quest’anno le olive erano mature, ha reso quasi 15 litri a quintale, ora appena franto è sicuramente buono, bisogna assaggiarlo tra qualche tempo per valutarne l’effettiva validità.
Intanto con tutti i polifenoli che contiene un gocchetto al mattino è un toccasana per fare il pieno di antiossidanti. 🙂
[…] Poi ci sono momenti, duramente la raccolta in cui ci sediamo e si mangia sull’erba tutti insieme, seduti sulle cassette di olive. Arriva la zia Sonia con il pandino 4×4, strombazzando lungo la strada per farci scendere giù dal campo e ci porta sempre qualcosa per la colazione. C’è sempre qualche preparazione, sostanziosa e particolare perché qui servono energie. Già vi ho raccontato del Cif e Ciaf, tipico abruzzese o delle pizzette fritte olio e sale. […]