Dovrei provare a riassumere quello che è accaduto da un mese e mezzo a questa parte per far comprendere il perché sono riuscita a tornare su queste pagine solo oggi, mentre nei miei programmi avevo in mente qualcosa di diverso.
Comincerò allora dalla fine, ovvero dal black out del mio Mac (leggi pure: disperata isteria!) quale graditissima sorpresa al ritorno dalla vacanze. Si prendono 10 giorni lavorativi quelli dell’assistenza Apple per restituirmi un computer che ovviamente dentro non ha più nulla e su cui bisogna lavorare giorni e giorni per tornare ad usare le funzioni mimimali.
Ebbene, alla fine sembra che io ci sia riuscita, ed ecco che con un po’ di affanno perché il turbine lavorativo non ha tardato ad assorbirmi, riesco a scrivere questo post dedicato alla vacanze e a sistemare le foto.
Parliamo di Islanda quindi finalmente, una vacanza sognata da tempo, ma per via dei costi proibitivi solamente quest’anno sono riuscita a permettermi.
Così salgo sull’aereo per Berlino, mi godo lo scalo (7 ore) approfittando anche per fare un giro nella bella capitale, e atterro finalmente Reykjavík in serata.
Da qui, iniziamo il giro dell’isola, tra geyser, cascate, ghiacciai e sorgenti termali.
Il programma è stato molto serrato per cercare di vedere il più possibile e ogni giorno c’è stato più di qualcosa di indimenticabile.
L’Islanda è un isola vulcanica spaccata dalla dorsale medio atlantica, qui si incontrano le due placche quella euroasiatica e quella nordamericana, le due placche si allontanano di 2 cm l’anno, in alcuni punti sono ravvicinate è possibile camminaci in mezzo e vedere le alte pareti rocciose dell’una o dell’altra. Invece in altre zone si presentano semplicemente come speroni rocciosi che si innalzano nel cielo.
Si resta incantati a guardare paesaggi lunari e rocce basaltiche rimanendo stupefatti di fronte alla potenza della natura e ragionando sul fatto che il nostro pianeta e la terra che calpestiamo è in movimento e vive insieme a noi. Basterebbe un solo istante di quella immensa forza naturale per spazzare via tutte le forme di vita che sono sopra alla sua crosta. In Islanda di tutto questo se ne prende maggiore consapevolezza e ci si sente spesso piccoli e indifesi di fronte a spettacoli di forze naturali senza eguali.
Su tutta l’isola, ci sono numerosi vulcani che di tanto in tanto si svegliano, eruttano e paralizzano mezza europa come avvenne per quello di Eyjafjallajökull (si ho imparato anche la pronuncia corretta e ne sono fiera!). L’intensa attività sotterranea nell’isola genera sulla superficie punti di enormi solfatare dai mille colori, sorgenti geotermali che gli abitanti del posto utilizzano per il riscaldamento e l’acqua in casa, è una riserva di energia illimitata per loro.
In questo paese si trova anche il ghiacciaio più grande d’Europa, con il surriscaldamento terrestre si sono formate delle meravigliose lagune con iceberg galleggianti, dove hanno girato anche diversi film, gli iceberg poi arrivano al mare dove per la corrente si depositano sulla spiaggia nera e sembrano dei diamanti meravagliosi.
Si può rimanere a bocca aperta guardando laghi, lagune vulcaniche e cascate di portata incredibile, se poi, mentre sei lì c’è anche un arcobaleno che si colora sembra davvero di stare nel regno dei Vichingi e dei folletti.
Cosa si mangia in Islanda? Veniamo a noi.
Ho trovato un bellissimo libro di ricette che vi consiglio se volete saperne di più circa la loro cucina autentica fatta di pochissimi ingredienti poveri, si chiama Icelandic Food & Cookery scritto da Nanna Rögnvaldardóttir. Le pagine scritte da Nanna sono davvero illuminanti per capire fino in fondo quanto alcune preparazioni, che potrebbero tranquillamente far parte di una puntata della trasmissione “orrori da gustare”, siano in realtà figlie di un territorio difficile, caratterizzato da lunghi mesi bui e freddi, in cui nulla si può attingere dalla natura circostante e solo un attenta pianificazione consente di sopravvivere. Nascono così piatti come la testa di agnello affumicata o in gelatina, dolci a base di colostro, zuppe di alghe e licheni.
1- Si mangia prevalentemente pesce, il merluzzo in primis, ma anche trota, salmone e pesce lupo. Si consuma in varie forme, essiccato si trova ovunque, e si usa consumarlo come snack durante il giorno. Loro lo chiamano Harðfiskur, ha poche calorie ed è molto proteico, solo attenzione a portarlo in borsa perché il mio zaino puzzava da distanze considerevoli solo tenendoci una piccola bustina dentro.
Gli islandesi usano consumare questo pesce spalmato del loro burro salato.
Le parti più nobili del pesce, spesso vengono vendute ed esportate, quindi i locali fanno della testa e delle parti di scarto alcuni dei loro piatti più tipici. Mangiare la lingua fritta di merluzzo è stata un’esperienza ma non potevo esimermi!
Non manca mai nelle colazioni degli alberghi in cui sono stata, l’olio di fegato di merluzzo, si beve come uno shottino oppure ci sono le capsule. Ho scoperto che a farne incetta nei negozi sono proprio i giapponesi.
2- Il pane cotto sul geyser. Questa è davvero un esperienza! Ci sono sia ristoranti sia piccole bakery che riescono ad attrezzarsi con una cucina totalmente ecologica, sfruttano la potenza dei soffioni sotterranei per cucinare pietanze e sopratutto cuocere il loro pane, che molto spesso è quello nero di segale, un pochino compatto e dalla consistenza collosa. Ho trovato affascinate come questo popolo faccia di necessità virtù, assaggiare questo pane spalmato di burro e accompagnato da una zuppa è proprio qualcosa che non dovrebbe mancare tra gli assaggi di viaggio.
Se passate da Hveragerði kjotogkunst è uno di questi ristoranti, non so se vale la pena fermarsi per mangiare, ma sicuramente trovate il pane di cui vi parlo.
3- Lo skyr (buonissimo!) questo formaggio dalla consistenza della yogurt greco è leggero e molto proteico io lo mangiavo a colazione ma spesso si utilizza per dei buonissimi dessert. E’ una delle uniche produzioni casearie di rilievo perché per il resto non hanno particolare tradizione nella produzione di formaggi. Si vende in vasetti confezionati con aggiunta di varia frutta, mirtilli in primis.
4- L’agnello è diffusissimo ed è molto buono, questa carne viene usata sia per la loro zuppa tipica con le verdure, sia cotto in vario modo. Le loro pecore nei mesi estivi vengono lasciate libere al pascolo mangiano muschi e erbe artiche e bevono acque termali, la loro carne è davvero unica.
Se passate da Akureyri, non mancate di apprezzare cucina e panorama dal ristorante Strikið dove ho mangiato davvero la spalla di agnello più supersonica del viaggio.
5- Fa parte di “orrori da gustare” probabilmente, il noto squalo Groenlandese fermentato “Hakarl” lo squalo viene messo sotto terra da 3 a 6 mesi, a seconda del periodo dell’anno in cui viene interrato. La carne viene lasciata letteralmente andare in putrefazione, acquisisce un gusto ammoniacale e l’odore è quello del formaggio erborinato. Certo non è uno dei cibi che è possibile consumare con disinvoltura, si può gustare un piccolissimo quantitativo. Ma anche in questo caso gli islandesi hanno fatto di necessità virtù, e hanno trasformato la carne velenosa e tossica dello squalo in un alimento da cui è possibile trarre nutrimento.
6- Brennivin, subito dopo l’hakarl, non posso non parlare del brennivin, il tipico distillato islandese molto spesso consumato insieme alla carne di squalo per cercare di “affievolire” il sapore pungente. Brennivin è fatto di patate e cereali e aromatizzato con cumino. La storia della sua etichetta l’ho trovata simpatica. In Islanda ci fu un lungo periodo di proibizionismo per gli alcolici, il governo cercò di disincentivarne il consumo facendo un etichetta senza colori sgargianti e apponendo il simbolo del teschio su di essa, prese il nome quindi di “morte nera”, oggi l’etichetta riporta la cartina dell’Islanda ma il colore nero è rimasto.
Non sono un’amante di questo genere di distillati puri, ma miscelato mi è piaciuto molto insieme all’estratto di mirtilli e soda.
7- Le spezie e le erbe artiche sono incredibili, hanno profumi mai sentiti, è molto diffuso il timo artico che è fresco e mentolato e in commercio si trovano anche alghe (kelp) e licheni edibili che possono essere cucinati nelle loro tipiche zuppe. La moss soup è diffusa in molte baite e le altre erbe vengono usate per tisane e infusi. L’erba della prima foto si chiama “zampa di leone” e mi hanno spiegato che ha un effetto calmante e rilassante.
A proposito di queste baite invece, le antiche costruzioni tipiche del luogo (alcune in foto) sono spesso ricoperte di torba e danno l’impressione che siano case degli Hobbit. E’ possibile visitare queste fattorie e fermarsi anche mangiare, prendere una tazza di cioccolata calda o dormire. Io, per esempio, ho visitato questa comunità: Seanautasel, qui producono una marmellata al rabarbaro da strapparsi i capelli!
8- Produzioni di vino non ce ne sono ovviamente, anche se attualmente con le serre è possibile coltivare pressoché tutta la verdura. Ci sono vari e interessanti birrifici che vale la pena visitare. Oltre all’onnipresente birra Viking, se vi trovate nella parte nord dell’Islanda c’è il birrificio della: Kaldi, che produce una delle migliori birre bevute durante questo viaggio.
Gli islandesi ci tengono parecchio a questa cosa della produzione di birra, d’altronde ritengono di avere l’acqua migliore del modo perché viene dai ghiacciai. Pertanto sono diffusissimi piccoli birrifici e ci sono anche spa dove fare bagni termali e abbuffarsi di birra.
9- Pulcinella di mare è un uccellino marino grazioso che vive sulle scogliere, ha il becco variopinto e delle piccole ali che sembrerebbero rendere il suo volare piuttosto goffo.
La pulcinella è così diffusa che la sua carne viene consumata dagli islandesi, al pari di altri uccelli a noi noti. Ora, capisco che pensare di mangiare una pulicnella (Puffin) davvero sembra una cosa criminale, ma devo ammettere che non è molto diversa dal piccione. La sua carne è molto scura di colore e si può trovare sia arrostita che essiccata, in questo caso viene tagliata sottilmente come il petto d’anatra insomma. Entrambe le versioni sono gustose.
10 – Le zuppe, occupano un ruolo principe nell’alimentazione islandese, molto diffusa e saporita è quella a base di agnello con le verdure, più particolare e meno comune è la zuppa di licheni, hanno un sapore dolciastro, anche dato dal fatto che in queste zuppe spesso si aggiunge della panna per renderle cremose.I licheni hanno un gusto salino e la consistenza croccantina, quasi come alcune alghe.
Le minestre a base di pesce ovviamente, manco a dirlo sono anche queste un piatto tipico, molto tradizionale è quella di halibut, oggi tra le specie protette.
Segnalo anche un bell’articolo di Salvatore Cosenza, su Agrodolce, in cui racconta la sua personale esperienza, molto vicina alla mia, con il cibo islandese.
No, con l’Islanda non ho ancora finito, ci vediamo alla prossima, con cosa mangiare a Reykiavik, perché ho delle cose piuttosto interessanti da raccontare.
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