Da ieri, oltre ad essere un sommelier del vino, ho anche la qualifica di sommelier dell’olio, ebbene si.
Da parte vostra potrebbe anche partire un leggittimo “e stica”, ma non potevo non raccontarvi di questo corso che ho frequentato negli ultimi mesi.
Un corso che al pari di quello del vino, cambia definitivamente il modo di consumare certi alimenti di riscoprirli e apprezzarli.
Molti di voi già sanno che qui di olivo si è parlato più e più volte, degna coronazione di tanto amore per queste piante è stato il corso.
Per fare un po’ di chiarezza e raccontarvi qualcosa che possa essere interessante anche per voi, inizierei col dire che ci sono diversi corsi sull’olio.
Io ho seguito quello dell’Associazione Italiana Sommelier 4 mesi di corso comprensivi di gita al frantoio e cena di abbinamento. La caratteristica principale di questo corso, che è stato poi il motivo che mi ha portato a sceglierlo, è il fatto che solo questo dell’Ais si concentra sull’abbinamento con le pietanze e quindi l’uso sui piatti. Altri corsi, molto più economici organizzati al livello regionale sono più tecnici e si concentrano sul riconoscimento dei difetti dell’olio. Tuttavia questi corsi (onaoo e umao) danno il titolo di assaggiatore e la possibilità di partecipare a panel di degustazione, cosa che la qualifica di sommelier non dà.
La scelta del corso quindi è in base all’utilizzo che volete farne, come sapete io ragiono da semplice appassionata, non da persona che deve lavorare in questo settore.
Non escludo però che un futuro potrei anche decidere di diventare assaggiatore…
Un consiglio solo però, mi piacerebbe darlo. Se il vino è di per sè poco conosciuto l’olio è un vero e proprio estraneo, pochissimi sanno riconoscere un olio buono da uno che non lo è, ancora meno ne sanno capire i difetti. In un paese come il nostro, di grandi consumatori (e produttori) questo è un vero peccato. Perciò, se potete, se avete modo, cercate di conoscerlo, di avvicinarvi a questo mondo e di divulgare questa cultura, che farebbe tanto bene a noi e a tutta la nostra economia, come paese.
Magari, finiremo di vedere bottiglie di vetro trasparente con dentro liquido di colore verde smeraldo sugli scaffali della grande distribuzione, al prezzo di 2 euro… Mai venuto qualche dubbio?
Allora ecco 5 miti da sfatare sull’olio d’oliva, che ho imparato grazie ad un ottimo maestro Nicola Di Noia, il nostro docente (o meglio colui che ha condotto più lezioni di questo corso).
01- L’ACIDITA’ – Credenza comune è ritenere l’olio extravergine non buono un olio acido e questo è vero.
Ma non tutti sanno, che l’acidità non si può distinguere all’analisi gustativa ma solo attraverso analisi chimiche. E’ vero che l’olio extravergine, per definirsi tale, deve avere un acidità inferiore allo 0,8% gr/l ma questa non si può stabilire in alcun modo assaggiando l’olio.
02 – I DIFETTI – I principali sono: l’avvinato, il rancido, la morchia e il riscaldo e più o meno tutti gli oli extravergini del supermercato presentano alcuni o tutti questi difetti. Diffidare da quelli troppo verdi, l’olio verde non è sempre indice di qualità è facile da creare in laboratorio, oppure è frutto di gramolatura di eccessive foglie che possono rendere l’olio sbilanciato verso l’amaro.
03 – LA CONSERVAZIONE – Un olio può perdere velocemente le sue componenti polifenoliche se conservato alla luce, vicino fonti di calore o a contatto con l’ossigeno.
Consigliabile quindi, tenerlo sempre in bottiglie scure, mai vicino ai fornelli e non lasciarlo in contenitori mezzi vuoti ma travasarlo in contenitori più piccoli.
04 – L’AMARO E IL PICCANTE – Finito un corso sull’olio e dopo aver degustato un centinaio di oli di qualità, posso dire che gli oli equilibrati sono sicuramente quelli che si devono premiare. Un olio è equilibrato anche se molto amaro e molto piccante. Caratteristiche che alla fine del percorso inevitabilmente si amano, almeno a mio giudizio. Ritengo che quando si comincia a conoscere l’olio si preferiscono quelle tipologie che dimostrano il loro caratterino, piuttosto che “le standard”. Parere mio personale ovvio…
05 – L’ABBINAMENTO (OVVERO QUELLO CHE NON AVREI MAI PENSATO DI FARE IN VITA MIA!) – Ho versato olio extravergine d’oliva su un dolce di ricotta e cioccolato e mi sono meravigliata di quanto questo ne riuscisse valorizzato tirando fuori (soprattutto il cioccolato) note estremamente più zuccherine e intriganti.
Conoscere l’olio significa conoscere le cultivar e quali sono le tipicità di ognuna, apprezzare oli amari e piccanti, saper riconoscere oli più fruttati non solo come espressione tipica della Liguria e del Garda, è una bellissima soddisfazione. Ma, il massimo lo si raggiunge quando su una crema di zucca o una vellutata di porri si mette il giusto olio, trasformando il piatto in qualcosa di davvero godibile e non banale. Ci credereste mai? In alcuni casi, per dare un gusto più piccante non è nemmeno necessaria l’aggiunta di peperoncino. Basta l’olio.
Ci credereste mai che sulla bruschetta, alcuni oli sono talmente profumati di pomodoro che non c’è nemmeno bisogno di mettercelo? Basta l’olio.
Marina dice
Congratulazioni!
Condivido la tua opinione sulla “non conoscenza” in fatto di olio, troppe poche persone si preoccupano di approfondire. Da un po’ di tempo anch’io mi sono appassionata all’argomento ed ho scoperto cose anche raccapriccianti. E aggiungo che il piccante in un olio è per me un punto a suo favore 🙂
Piero Palanti dice
Complimenti !
Analisi perfetta e di ottimo “gusto”, olio ha una storia pari a quella del vino, hai notato che il maggior prezzo viene annullato dalla minor quantità di utilizzo?
Un saluto.
Annamaria *BperBiscotto* dice
Congratulazioni! In effetti il mondo dell’olio è un territorio ancora poco conosciuto. Post molto utile, salvo nei preferiti 😉
Serena dice
Hai mortalmente ragione, però posso confessarti una cosa? Io ho un pusher che mi passa sotto banco l’olio nuovo ricavato anche dalle foglie. Lo adoro. Domenica ho finito la bottiglia e ho pianto.
Elisa dice
Grazie per i complimenti ragazze, sono davvero felice di questo piccolo traguardo.
@Pietro: Grazie mille per il commento! E’ verissimo quello che dici degli oli di qualità bastano poche gocce e già si ha un esposione di sapore.
Elisa dice
@Serena: Ma la confessione che mi fai non mi è affatto scabrosa, anzi un certo quantitativo di foglie non pregiudica irrimediabilmente un olio… E’ sicuramente l’eccesso che da problemi.
Fiordilatte dice
Che bel resoconto Elisa! Si intuisce proprio che il corso è stato interessante e utile. Io non ho ben idea di come debba essere un olio buono, ricordo però che ad una cena qui a MI in cui ci hanno fatto degustare degli oli ci siamo proprio soffermati sul amaro e sul piccante 🙂 PS l’unica cosa di cui son certa è che detesto l’olio di oliva NON extravergine.
Sara dice
Ma cavolo, che altro dirti se non COMPLIMENTS!!!!?
Ho avuto occasione di degustare dell’olio con un sommelier in liguria e…esperienzona!Io amo molto questo prodotto, rigorosamente extravergine.Amo sia quelli del sud, belli robusti e di gran carattere, che i nostri gardesani o quelli liguri più delicati.
ELisa grazie per aver condiviso questa bella esperienza!baci
Elena dice
Ti faccio i miei più sentiti complimenti perchè so di cosa parli..proprio stasera,mentre aspettavo che le mie bimbe finissero la lezione di danza, parlavo con le mamme di olio e vedo quanto vuoto c’è su questo argomento. Io sono di parte, il mio compagno lavora in Regione proprio nel settore vino-olio, per cui grazie a lui apprezzo giornalmente la diversità di questi elementi, e ti dico che se sul vino il tutto è interessante, sull’olio è bellissimo poterne avere diversi tipi in casa ed abbinarli alla pietanza che si sta cucinando…e più si prova, più si trova il giusto abbinamento…e di quello del supermercato non ne vuoi sapere proprio più!! Complimenti davvero…divulghiamo tutti questa nostra ricchezza italiana!! Ciao, Elena
cavoli a merenda dice
che post affascinante, me l’ero perso!!! sempre viva gli oli piccanti 🙂
Reggie dice
Great inghsit. Relieved I’m on the same side as you.